lunedì 8 giugno 2015

In morte del calcestruzzo armato

Dopo svariati decenni di utilizzo indiscriminato appare abbastanza evidente che il calcestruzzo armato non è il materiale di elezione per tutti i tipi di costruzione.
Il suo utilizzo ubiquo per edifici, ponti, serbatoi, viadotti, muri di contenimento, qui in Italia, ha generato una delle ragioni principali per cui, nel nostro Paese, si sono irrimediabilmente rovinate esteticamente intere regioni "che il mondo ci invidia".
 
Il calcestruzzo armato corrente è semplicemente brutto.
 
In altri Paesi la cura nel suo confezionamento si estrinseca anche in una migliore qualità estetica. In Italia no: il calcestruzzo è mediamente brutto perché mediamente è fatto male e perché è mediamente usato male. Si dirà che la colpa non è del materiale ma del modo in cui viene usato. Invece, è il materiale ad avere specifiche caratteristiche che lo rendono perfetto per le devastazioni, ottimo strumento in mano agli speculatori, ai suicidi involontari, ed ai politici corrotti.
 
La intrinseca natura del calcestruzzo armato dà alcune pessime rese:

  1. All'apparenza può essere fatto da chiunque, infatti indurisce e sta su. Ben pochi sanno che è un composto chimico che necessita di un attento dosaggio dei componenti e di un attentissimo posizionamento delle armature. Il risultato è che torme di incompetenti se ne sono occupati con esiti disastrosi.
  2. Esso occulta al suo interno ogni errore, anche il più plateale, avvolgendolo in un cappotto grigio uniforme e lugubre, ma spesso dipinto da squillanti ocra, e tale occultamento rende possibile ogni abiezione progettuale (ancoraggi errati o assenti, errato posizionamento di ferri, insufficiente o assente staffatura...).
  3. I suoi eventuali difetti di confezionamento (acqua di impasto) e di costruzione (copriferro) impiegano mesi o anni a evidenziarsi sotto l'azione degli agenti aggressivi esterni. Di solito però bastano mesi, quando i lavori sono finiti, consegnati e pagati: i ferri corrosi, visibili anche in strutture novissime,  sono già il segno di una struttura malata e che si sta autodistruggendo.
  4. E' molto pesante ed ha una nulla resistenza in trazione, dunque le sue prestazioni sismiche sono oggettivamente sfavorevoli.
  5. Eventuali errati posizionamenti di barre d'armature o la presenza di carichi posizionati in modo imprevisto possono dare luogo a collassi disastrosi, quando i carichi cambiano (dato che l'armatura, invisibile, si deve strettamente coniugare al carico applicato).
  6. Non è un materiale riciclabile.
 
La "sacchetta di cemento" si può trovare dovunque a causa della intensa attività lobbistica di aziende cementiere che hanno efficacemente promosso l'uso di questo materiale a scapito di altri: un po' d'acqua una miscelatrice da orto, e via Ramsete. Essendo rapido e apparentemente facile da usare, il calcestruzzo è stato usato da orde di incompetenti che hanno cementificato con esso ogni cosa.
 
In questi anni i manufatti in calcestruzzo armato costruito in opera, cominciano a mostrare vistosi segni di marcescenza (anche opere importanti come i ponti o i viadotti o i muri di contenimento). Molte migliaia di bombe ad orologeria sono purtroppo pronte ad esplodere, ed un gigantesco conto alla rovescia è iniziato per i manufatti in calcestruzzo armato del XX secolo.
 
Sono attese numerose demolizioni o più probabilmente  estesissimi interventi di recupero. A tale riguardo, occorre ben distinguere tra un vero recupero, ed un recupero puramente estetico-politico, ars magna qui in Italia, che, applicando il belletto impiastricciato sulle piaghe, appena scartavetrate con la spugnetta abrasiva per le pentole, o bendaggi miracolosi in fibra di carbonio per riammucchiare le ossa sparpagliate, ne occulti la vista senza rimuoverne il pericolo sostanziale.

Speriamo che per il XXI secolo si usino anche e sempre più altri materiali. Per fortuna, il segno di un cambiamento di rotta è visibile.