lunedì 23 maggio 2016

Come si decide (talvolta) se un professore sia emerito.

 
Al
prof. Maurizio Fermeglia
Rettore della Università di Trieste
 
e al
prof. Alessandro Fonda
Direttore del
Dipartimento di Matematica e Geoscienze
Università di Trieste
 
 
 

Chiarissimi Professori,



desidero complimentarmi con il Vostro Ateneo, ed in particolare con il Dipartimento di Matematica e Geoscienze, per la giusta e sacrosanta decisione di NON nominare "emerito" il professor Giuliano Francesco Panza.

La decisione della Università di Trieste, come ben evidenziato dal verbale del Consiglio di Dipartimento (cfr. più sotto), pone definitivamente in soffitta i vecchi ed ormai datati criteri di merito con i quali, un tempo, si decidevano questioni di questo genere. E che, si deve soltanto guardare a quanto uno sia bravo? Ma scherziamo?

Al giorno d’oggi, nel nostro Bel Paese all’avanguardia, se un professore sia da considerare o meno "emerito" non si decide dunque in base a quante accademie a spasso per il mondo lo abbiano voluto al loro interno, né in base a quante e soprattutto quali pubblicazioni questi abbia fatto, né, in definitiva, in base a quali apporti abbia dato alla disciplina della quale si occupa. Anzi: tanto più eccezionali saranno quei contributi, e universalmente riconosciuti, tanto maggiore dovrà essere l’attenzione da prestare nel conferire la qualifica, dato che, al fine di decretare "emerito" uno studioso, contano ben altre e ben diverse abilità.

Questa perniciosa idea che il curriculum, ovvero quanto bravo uno sia, possa bastare, è da estirpare come retaggio di un tempo andato, è una idea sovversiva, e bene ha fatto il Dipartimento a sancire in modo solenne e formale, con svariate decisioni coraggiose e franche, e con dichiarazioni di limpida chiarezza e coerenza, che il curriculum è del tutto insufficiente, e che non si trattava di valutare il merito, per dire un collega emerito.

Altre sono le abilità necessarie.

Oggi, grazie alla riunione formale del Consiglio del Dipartimento di Matematica e Geoscienze della Università di Trieste, si sono finalmente messi nero su bianco quali diversi e più limpidi criteri si debbano tenere in conto, per valutare se uno studioso sia emerito. Si badi: uno studioso, non un politico, una velina, un rappresentante sindacale o un conduttore televisivo. Uno studioso.

Sarà andato d’accordo con i suoi colleghi, l’emeritabile? Avrà prima chiesto il permesso alla conventicola gialla, e a quella rosa? Non è che solo la conventicola rosa perora il suo nuovo status? Perché non sia mai che un giallo si abbia ad offendere dato che la proposta viene da un rosa. E come si deve aprire un uovo, ricordava Jonathan Swift nei Viaggi di Gulliver: dalla parte larga o da quella stretta? Queste, si capisce, sono le questioni che contano.

Questi, cari Professori, questi sono i nuovi criteri, quelli del nuovo che avanza. Con questi criteri l’Italia ha scalato la graduatoria dei Paesi progrediti, ed è con questi criteri che le nostre Università daranno battaglia alle altre. Come sono contento per i miei figli e nipoti! Uh, come sono contento nel constatare l’alto livello di nobile discussione che resta scolpito nel verbale del Consiglio!

Sono talmente colpito ed entusiasta di questa decisione, che invito il Vostro rispettabile Ateneo, apripista in questa nuova tendenza a valutare gli aspetti sociali, e non solo quelli curricolari, ad estendere il criterio anche alla meno eccezionale, ma pur sempre prestigiosa nomina a professore.

Cos’è questa brutta abitudine, che per essere nominato professore uno debba studiare e dimostrarsi bravo? Che si guardi piuttosto a quanti sono d’accordo, nel nominare il candidato professore. Che si veda cosa dicono i gialli, e cosa i rosa. Si consultino gl’indaco, e non si scontentino i magenta. Si stabiliscano in futuro opportune convenzioni e magari assensi incrociati, così da nominare alle Cattedre solo i più adatti secondo la maggioranza, e non i più bravi. I più graditi.

Non sarebbe un simile criterio foriero di ulteriori progressi? Niente più aspre discussioni, solo persone di buon carattere e attente al proferir parola, sarebbero in condizione di insegnare.

Certo, è ancora presto. Ma questa Vostra decisione comincia a indicare una via. Un giorno arriveremo al punto in cui in tutti i posti di rilievo conterà la capacità di non scontentare nessuno. Tutti saranno d’accordo e la qualifica di professore emerito andrà solo a persone di tutti i colori: giallo, rosa, indaco, magenta

Che meraviglia.

Con i più rispettosi ossequi ed i più vivi complimenti all’Ateneo


Paolo Rugarli
Ingegnere Strutturista
Milano