Le nostre normative si inseriscono da anni in un quadro che, come ho detto, è sconfortante. Dato che sulle costruzioni possono e devono mettere le mani tutti, l'approccio seguito dal Legislatore negli ultimi trent'anni è stato quello di rendere le normative via via più dettagliate e complesse.
Un tale approccio avrebbe la virtù di non lasciare scappatoie e di determinare in modo univoco le rigorose procedure da seguire.
In realtà, dato che la normativa non può dire tutto, le scappatoie continuano ad esserci, anche perché spesso l'interpretazione non è univoca. La risposta del mercato a queste normative molto complesse è stata quella di dotare una pletora di sé dicenti esperti, di programmi software, ai quali è stato demandato l'onere di "fare i calcoli giusti".
A sua volta, ciò ha determinato molte palesi distorsioni, e le iperboli tipiche della pubblicità di prodotto hanno cominciato ad apparire anche nella pubblicizzazione dei software per il calcolo strutturale. Curiosamente, la norma non richiede che i calcoli li facciano persone veramente competenti per farli. Se lo facesse, resterebbero ben pochi. Infatti, ben pochi hanno la preparazione fisico-matematica ed ingegneristica per usare questi software in modo avveduto.
Del resto, la normativa è stata scritta anche da persone che non hanno alcuna esperienza reale di progettazioni e verifiche reali. Ne fa fede la capillare diffusione di metodologie e numeri la precisione dei quali è incompatibile con le incertezze dei dati di partenza. Ad esempio, ma su questo tornerò in altro post, per i calcoli sismici i dati di ingresso hanno tre o quattro cifre dopo la virgola, il che è assolutamente ridicolo. Credono ai modelli e li impongono dimenticandosi dei loro limiti. Di fatto, non hanno capito cosa stanno imponendo di fare. Paradigmatica è l'idiozia della interpolazione su maglia di 5Km per determinare la pericolosità sismica, una vergogna nazionale che è nelle leggi sismiche dal 2008.
Invece, le normative avrebbero dovuto distinguere casi rilevanti e complessi da casi semplici, e prevedere delle procedure semplificate da far usare ai meno competenti. Contestualmente, si sarebbe dovuto provvedere a formare veramente molti professionisti nuovi, mentre invece la formazione è ridotta in uno stato pietoso.
Il risultato è devastante. Di fatto si producono tabulati e mappe a colori ma si difetta spesso delle più elementari nozioni di scienza delle costruzioni necessarie a mettere mano a qualsiasi cosa. Il software è diventato la protesi degli ignoranti, e le software house non sempre hanno correttamente messo in guardia i loro clienti (vedasi ad esempio qui).
- Se tutte le costruzioni sono in zona sismica, come ormai è chiaro;
- Se per mettere mano a una costruzione in zona sismica occorre essere molto competenti;
- Se ben pochi dispongono di queste competenze;
qual è la conclusione?
L'intero corpo delle normative è poi totalmente affetto da strabismo, essendo concepito soprattutto per le costruzioni nuove in calcestruzzo armato (ah, il cemento), là dove il vero problema oggi in Italia sono le costruzioni esistenti, in muratura (di pietra delle più varie specie, di mattoni, o un mix dei due), in calcestruzzo armato, e di tutti i possibili miscugli delle due cose. Rare le costruzioni in legno (e ciò è un male) e di acciaio (e anche questo è un male).
Lo specifico italiano è appunto questo: moltissime costruzioni antiche, che non si dovrebbero buttare giù pena la cancellazione di una parte della nostra storia. Non sempre, certo. Ma sicuramente qui assai più che altrove. Qui perché questo è il nostro specifico storico, artistico e culturale.
La ricerca non ha fondi per questo specifico fondamentale problema, e si continuano a usare i metodi validi per gli edifici alti e regolari di Los Angeles anche per le costruzioni irregolari secolari in pietra del nostro Paese. E la colpa è senza dubbio di una ampia parte del mondo accademico, che non è semplicemente all'altezza, nonché di criminali scelte di natura politica.
La norma vuole calcolare tutto, anche quando non è calcolabile. La risposta del mercato è: vuoi i calcoli? Eccoli. Peccato che siano del tutto inattendibili e campati per aria, non foss'altro perché gli stessi dati di partenza forniti dalla Normativa sono essi stessi campati per aria.
Ma è corretto dire che non si può fare ingegneria senza calcoli (fasulli) con tre cifre? Non è corretto, e il nostro patrimonio edile storico lo dimostra (e del resto si veda Heyman).
Preferiamo l'ipocrita sistema di normare i tre decimali lasciando poi che i numeri li frullino i calcolatori, guidati da incompetenti. Questo è quanto avviene oggi in Italia.
Le critiche specie alla norma sono centrate. Occorre che siano fatte per essere comprensibili da chi poi le usa e non solo da una ristretta cerchia. Qui dovrebbero imporsi gli ordini professionali che invece sono subalterni culturalmente .
RispondiEliminaSono d'accordo.
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